«La Lampara», il comandante Ciro e la basilico-bussola

Quando torno sulla terrazza del «Miramare e Castello», albergo che ha nel nome la sintesi apologetica del bello made in Ischia, immagino puntualmente di essere ospite sul ponte di uno yacht di lusso… poi sorrido e penso che la barca migliore è quella dell’amico. Eh!

Mi godo il «total white» degli arredi, le luci, le penombre e gli illuminanti, ma tenui giochi di colore; le vetrate retrattili, il garbo del gazebo e degli ombrelloni, l’azzurro che la balaustrata separa allo sguardo con un effetto-taglio arioso e artistico: sono la cornice e il contenitore di una sala sui generis per l’isola, appetitosa di suo, per chi comprende (¿entendiste?) il gusto sensibile di chi ha fatto professione di fede per l’accoglienza.

Mi riferisco ad Anna Olmo e Ciro Calise, coppia nella vita e nel management, personalità per fortuna autocompletanti, che hanno rivoluzionato questo posto con intelligenza pari al desiderio continuo di crescere e mettersi in gioco. Per loro mi sento un amico sincero e vorrei evitare di apparire esuberante nei complimenti.

«Doppio Ciro», ecco cos’è per una sera, rinnovando un appuntamento che si mette in moto da solo: «Dai, vieni, mi farebbe piacere avere un giudizio sui nuovi piatti». Comincia così, e come fai a resistere? Quello del comandante Ciro è un ordine, più o meno: «Va bene, ma promettimi che dopo ci raccontiamo un po’ di cose».

Non c’erano dubbi, mi sento a casa e il rituale ha inizio: faccio una «capa di chiacchiere» ad Antonio Patalano che, dispensando sorrisi, governa il servizio, impeccabilmente, con Maurizio. Il vino deve essere una sorpresa bollicinante meridionale, Riserva Nobile 2016 D’Araprì, e così è: look e sostanza pugliese postmoderna, al naso è brillante e inconfondibile come «Metodo Classico Millesimato», e se ci metto il valore dei ricordi, perché lo producono a San Severo, dove andavo a tenere conferenze negli Anni Novanta, allora è proprio perfetto.

A Rosanna piace, ed è il massimo.

11 Terrazza di seraTerrazza di seraNel frattempo, all’interno della sua straordinaria e fortunata cucina aperta che domina il mare, proprio come la tolda della nave, l’inventore di questo gioiellino amoroso – ovvero «La Lampara» che Ciro ha inaugurato nel 2014 – decide che è il momento di divertirci: crocchetta di baccalà mantecato, pizzetta di scarola e acciughe del Mar Cantabrico servite nella loro scatoletta originaria, come benvenuto.

11 Terrazza di seraIl benvenuto dello chefMi piace l’idea. La «Lampara» evoca una tradizione millenaria nel Mediterraneo, come tipologia di pesca, molto più antica di leggende costruite nell’800, a partire da quella che ne lega l’idea alla trovata di un marinaio di Massa Lubrense, Matteo Di Gregorio (1838); o, ancora alla «prima volta» (nel 1880) certificata dal pescatore ischitano Francesco Lauro. Niente di tutto ciò: le testimonianze sono chiare, bisogna andare a ritroso fino all’epoca bizantina. Vabbè, ne ho scritto e detto altrove, tra libri e corsi di formazione. E così ci azzeccano proprio queste acciughe che arrivano dalle acque fredde, dense di correnti, storie e maree pazzesche nel Nord della Spagna: costano un occhio e i cuochi ne vanno matti. Non soltanto loro… Deliziose. Semplicemente, con un pizzico di ruffianeria.

E sono una giusta curiosità coreo-geografica che, sfruculiando il palato (soprattutto degli ospiti che accorrono qui da ogni parte senza badare a spese) con un’armonia di grassi nobilissimi appena percepiti in un contesto di salinità dolce, introduce al proseguimento del menu.

La carta si materializza con uno sventolio di proposte che ci appartengono dall’età dello svezzamento, e con rielaborazioni mai abusate; anzi, inorgoglite da un trionfante sfoggio di basilico che solo in apparenza è un vezzo profumato che sovrasta i piatti, ed è invece una vera e propria bussola di orientamento nei sapori, fino alla sua beatificazione nel dessert.

Una firma, umile e potenzialmente esplosiva come il cuoco, vulcanica come la terra orticola dell’isola, popolata da erbe aromatiche e agrumi che trasudano di oli essenziali così fragranti da sembrare allucinogeni.

Il basilico mi fa fesso, lo so: a casa, ne semino quattro specie diverse… Non può mancare, fresco, e non lo trasformo in pesto. Eppure conservo un vecchissimo mortaio di buon marmo11 Terrazza di seraTartare di tonno rosso

La serata trascorre, avvolti dalla brezza mutevole del levantuolo o della vigliatura, refoli che si spostano da est a ovest in girotondo, evocando anch’essi narrazioni e navigazioni, vicine e lontane, trasformando il roof del Miramare in punto privilegiato d’osservazione e condivisione.

Le celebrazioni introduttive passano dalla «tartare di tonno rosso con avocado e quenelle di ricotta di bufala campana», una variazione a colpo sicuro; e poi zompano al «sauté di vongole su vellutata di verdure con crostini di pane caldo», che esalta le certezze.
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E s’infiammano con gli spaghetti «Pastificio dei Campi» in una edizione personalizzata, «alla nostra Nerano di mare»: qui mi chiedo se il magnifico gambero rosso che s’abbandona all’amalgama di Parmigiano con voluttà, debba avere più spazio e consistenza per fare proprio boom. Forse sì. E, visto che ci sono, abolirei la citazione a Nerano. La trovo ovunque. Ci mediterò sopra.

E poi? Eccoci con la «ricciola in crosta di mandorle pinoli e noci» che prelude alla spumeggiante e classica «Bavarese al basilico su crumble al cacao e pinoli con confettura di pomodorino verde» che mi regala una foto-ricordo per la sua shape un po’ vintage ed elegante.

Doppio Ciro






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Il resto? Finalmente convinco Ciro a mollare il timone per un po’, per mantenere l’altra promessa: dirci un po’ cose, da «Doppio Ciro». Moltiplicando emozioni, qualche confessione, e tanta voglia di continuare ad amare la nostra terra e le nostre missioni

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Il ristorante «La Lampara» è aperto fino al 10 ottobre ed è consigliabile la prenotazione (tel. +39 081.991333). Orario: dalle ore 20.00 alle 22.30, con chiusura settimanale il mercoledì, ad eccezione della seconda e terza settimana del mese di agosto.

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